un nuovo punto di partenza; l’importanza di iniziare.

I punti di partenza hanno un sapore molto strano se sei una persona come me, che in generale si stufa abbastanza facilmente: credo di aver superato i 10 profili ig per qualcosa di specifico perché in fondo dai, vorrei essere fotografa, ma ho anche bisogno di uno spazio per condividere gli scritti, e un profilo di recensioni di cibo del csm non lo fai? E l’attivismo? E il partito?

Il risultato? Un mucchio di fastidiosissime notifiche di “potresti conoscere questa persona”, “potrebbe piacerti questo post” no instagram non mi piace e non lo voglio conoscere trovati una fatica e lasciami andare.

Ho sempre avuto questo desiderio impellente e di dare una forma stabile alla mia creatività, che si è sempre indirizzata verso la scrittura e verso l’audiovisivo. Durante la quarantena ho fatto un esperimento che è durato fino al 27 ottobre 2020 chiamato The Visionary Podcast: tanti piccoli video con miei pensieri, semplici ma efficaci (ne ho ho archiviato la maggior parte). Su ig ho cambiato nick mille mille volte e ho sempre sperimentando, cercando la mia strada. Sono fatta per i ritratti? O i mini cortometraggi? Voglio fare foto a band sconosciute o a paesaggi in montagna?


A volte mi spaventa fino a provar dolore quanto sia ampia e sconfinata l’arte: al mondo ci sono circa 40 milioni di libri non so spiegare a parole umane quanto mi faccia male pensare quanti fra questi potrebbero emotivamente cambiarmi e non potrò mai leggerli.

A proposito di libri: lo scorso 2023 per me si è rivelato molto proficuo a livello di letture perché sono arrivata per la prima volta a 60 libri letti.

E qui il primo consiglio: il silenzio è cosa viva, Chandra Livia Candiani. È un libro che rileggo, rileggo e rileggo, e ogni volta qualche parola risuona in maniera diversa e migliore per me.

Si parlava di cercare la propria strada: è un periodo di tante domande, a cui piano piano sto dando risposta. Quanto valgono certe cose per me ad esempio. I Ministri cantano che “la tua casa non vale niente, il tuo orologio non vale niente” e l’ho sempre trovata stranamente rassicurante come frase: forse perché in fondo davvero nulla a valore, ce ne stiamo a fare pic nic sul pianeta terra sperando di aver lasciato qualcosa di buono oltre che a qualche cartaccia. Per me ha valore il tempo e quanto un qualcosa mi rende migliore: l’esperienza dei concerti mi ha insegnato tanto da questo punto di vista, perché so che quelle due ore a ballare fino a non sentire le caviglie, fare numerose pause bibita, avere la mia coroncina in testa, e sapere dentro di me che la prima fila è la mia casa ed è sotttocassa che mi sento a casa (parafrasando gli Zero Assoluto), ha per me un valore immenso.

Ho provato una cosa nuova lo scorso anno, sparpagliata lungo i mesi, ed è incredibile quanto mi abbia davvero sbloccato, ossia: ho fatto coaching con Sarah Segalin (@sarahsegalin_ su ig) attraversando varie credenze limitanti che avevo in me stessa. A Marzo in particolare abbiamo fatto una seduta per cercare di capire cosa fosse importante per me, da ogni punto di vista. Abbiamo fatto un esercizio: immaginare che forma abbia l’insoddisfazione. Strano eh? È sempre l’insoddisfazione che mi frega, il mettermi standard assurdi e irraggiungibili, per crogiolarmi nell’idea di essere una fallita di stocazzo come a lungo mi sono immaginata. Per me l’insoddisfazione è un buon piatto, fondo, capiente, in cui ci sta la quantità di pasta perfetta, privo di segni, ma fracassato, distrutto, dilaniato, a pezzi sul pavimento della cucina. Sarò sincera, nonostante il scetticismo che provavo inizialmente, stare lì con Sarah a lavorare su questo aspetto che mi ostinavo a non voler toccare, con gli occhi chiusi e sentendomi finalmente libera dal mio bisogno impellente di piacere a tutti, è stato fortissimo e bellissimo.

Grazie a Sarah ho capito gli aspetti a cui voglio dare più importanza: la creatività, lo studio, e il mio benessere. Ho tanto bisogno di momenti come questo, sul mio lettofranceseaquesiduepiazze, a dare forma e stabilità ai miei pensieri. Stabilità: eccoci qua. La costanza, la stabilità mi spaventano perché io amo avere stimoli, amo provare mille cose e non voglio assolutamente morire avendo fatto solo una cosa nella vita (fatta eccezione del “aver dato estremamente fastidio a chiunque possibile”). Però vorrei creare contenuti materici, che restino, che non siano da 8 secondi con suono in trend con molti hastag virali ispirazionali e altre menate che si è inventato qualche disgraziato su internet ed è pure andato di moda.

TikTok e instagram fanno contenuti molto veloci, sono un all you can scroll di stimoli.

E sicuramente in molte occasioni sono utili e possono aiutare molto, ma credo che si siamo scordati del valore della lentezza e dei contenuti lunghi, completi, lenti appunto.

Quindi sì, c’è il profilo ig di essere che vuole rappresentare uno spazio sicuro e di accettazione e libera espressione. C’è il canale youtube, fatto di frammenti e spero presto di dialoghi con nuove persone. Ma ci sarà anche questo canale, quello di pura scrittura, che sarà sia sul mio sito che su telegram. Nessuna cadenza fissa, nessun obbligo, solo la sincera espressione di tutte le domande, le parole, le linee, i punti, a cui non so dare forma.

ESSERE per me è un concetto molto personale e molto intimo. Il mio mantra preferito quando me la chillo ascoltando i video di HINDZ è “i am”. Io sono, sono qui, respiro, rido, e a volte mi dimentico di lavarmi i denti esattamente come tutti.

ESSERE sarà parole, immagini e musica. Tutto quello che ho sempre fatto, che so fare e che voglio fare.

Ti abbraccio e ti aspetto sempre qui.